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Ovodonazione: mio figlio mi somiglierà?

Grazie all’epigenetica, anche un bambino nato con ovodonazione può assomigliare molto alla mamma che lo ha portato in grembo

by Laura Farnesi
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Una delle domande più ricorrenti – e più sentite – tra le donne che scelgono l’ovodonazione è: “Mio figlio mi somiglierà?”
È una domanda che nasce dal cuore, non solo dalla mente. Dietro c’è il desiderio profondo di riconoscere in quel visino i propri tratti, il proprio sguardo, il proprio modo di esprimersi. Eppure, quando l’ovocita proviene da una donatrice, il legame genetico diretto con la madre gestazionale sembra venire a mancare. Ma è davvero così?

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La risposta, sorprendentemente, è no. Grazie all’epigenetica, anche un bambino nato con ovodonazione può assomigliare molto alla mamma che lo ha portato in grembo.

Cos’è l’epigenetica e perché è così importante in gravidanza

L’epigenetica è quella branca della genetica che studia come l’ambiente e le esperienze influenzano l’espressione dei geni, senza però modificare il DNA stesso. In parole semplici: non cambia il “testo” del nostro codice genetico, ma ne cambia la “lettura”.

Durante la gravidanza, si instaura un dialogo biochimico continuo tra l’embrione e l’utero materno. L’endometrio (la mucosa uterina) rilascia molecole chiamate micro-RNA, che vengono assorbite dall’embrione e influenzano il modo in cui i suoi geni vengono “accesi” o “spenti”. Questo significa che l’ambiente uterino della madre ricevente contribuisce attivamente allo sviluppo del bambino, modellandone non solo la salute, ma anche alcuni aspetti del suo aspetto fisico, del temperamento e persino del comportamento.

Come spiega il Professor Mario Mignini Renzini, ginecologo e referente medico di Clinica Eugin in Italia:

“Basta l’esperienza stessa della gravidanza per modificare l’imprinting originario dell’ovocita, anche in assenza di un legame genetico in senso stretto tra la madre e il feto. Questo spiega perché molti neonati concepiti grazie all’ovodonazione somigliano alla loro mamma.”

Somiglianza fisica: oltre il DNA

In Italia, la legge non permette di scegliere liberamente le caratteristiche del donatore o della donatrice. Tuttavia, nei centri specializzati come Clinica Eugin, viene effettuato un matching fenotipico accurato: altezza, colore degli occhi, carnagione, gruppo sanguigno e altri tratti vengono considerati per garantire il massimo grado possibile di somiglianza con i genitori riceventi.

Ma la somiglianza non è solo questione di geni. La psicologa Francesca Zucchetta, esperta in infertilità e PMA, sottolinea un aspetto fondamentale:

“Gran parte della somiglianza deriva dall’imitazione: il modo di gesticolare, le espressioni del viso, il tono della voce, lo stile di vita. Il bambino cresce assorbendo il mondo della mamma e del papà, e questo crea un legame visibile, tangibile.”

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Perché la somiglianza conta (ma non è tutto)

Il bisogno di riconoscere qualcosa di sé nel proprio figlio è umano, naturale. È legato al desiderio di lasciare una traccia, di sentirsi parte di una continuità. Eppure, come ricorda Zucchetta, la vera eredità che una madre (e un padre) lasciano al proprio figlio va ben oltre l’aspetto fisico:

“È il sistema di valori, le passioni, la cultura, l’amore con cui lo si cresce. La genitorialità è una scelta d’amore, non un fatto biologico.”

L’ovodonazione, quindi, non è solo una soluzione medica: è un’occasione per riscoprire il senso più autentico della maternità.

Vuoi saperne di più sull’ovodonazione e sul ruolo dell’epigenetica?

Se stai valutando un percorso di procreazione medicalmente assistita con donazione di ovociti, ricorda che non sei sola. Centri specializzati come Clinica Eugin offrono non solo tecnologie all’avanguardia, ma anche un supporto psicologico mirato per accompagnarti in ogni fase del tuo viaggio verso la maternità.

A cura di Laura Farnesi

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