Anna Karenina

La vita che inciampa nel destino, in una stazione, in un gesto

by Veronica Aceti
Anna Karenina, Lev Tolstoj ph wp

L’ingresso nella complessità umana

Lev Tolstoj, come tutta la grande letteratura russa, va assolutamente letto perché dentro queste pagine c’è la complessità dell’umano: i suoi slanci, le sue crepe, le sue domande che non smettono di bussare. Anna Karenina ne è la dimostrazione più luminosa e più crudele.

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.”
Con questa frase Tolstoj spalanca il romanzo e ci butta dentro un salotto in subbuglio: gli Oblonskij allo sfascio, Dolly ferita, Stiva che tenta di cavarsela con il solito sorriso di chi preferisce non guardare le proprie macerie. Anna arriva per rimettere insieme i frammenti, senza immaginare che il suo stesso mondo sta per incrinarsi.

La stazione e lo sguardo che sposta tutto

La stazione è il punto in cui la storia devia. Vapore, neve, il rumore del treno che si ferma. Anna scende, Vronskij la vede. Non c’è scena teatrale: uno sguardo basta a cambiare la traiettoria di due esistenze che fino a un attimo prima sembravano salde. È l’inizio di una frana lenta e totale.

Due strade parallele

Da un lato Anna, che tenta di difendere ciò che sente da una società pronta a giudicare le donne più degli uomini. Dall’altro Levin, che cerca una verità quotidiana nella terra, nel lavoro, nel matrimonio. Lui sale mentre Anna scende: due movimenti opposti che si rispecchiano senza toccarsi.

Anna Karenina, Lev Tolstoj ph wp

Anna Karenina, Lev Tolstoj ph wp

L’amore che diventa battaglia

La relazione con Vronskij cresce come cresce ciò che non trova ostacoli: chiede spazio, chiede coraggio, chiede rischi. Anna affronta tutti i fronti possibili — il marito, il mondo, la sua stessa inquietudine — mentre Vronskij tenta di seguirla senza sempre riuscirci. Il loro amore non è romantico: è una prova di forza che nessuno dei due aveva messo in conto.

Il cerchio che si chiude

E poi la stazione di nuovo. Il punto in cui tutto è cominciato diventa il punto in cui tutto si interrompe. La scelta finale di Anna non è un gesto teatrale: è la resa di chi è rimasta troppo tempo senza un appiglio. Una scena nuda, che non cerca l’emozione facile.

Cosa resta

Anna Karenina lascia uno sguardo che brucia: ti mette davanti a quanto siamo imprevedibili quando amiamo, quanto siamo vulnerabili quando scegliamo, quanto siamo soli quando il mondo pretende coerenza che non possiamo garantire. Alla fine non resta una morale, ma un’intuizione: la vita ci sorprende sempre nel punto in cui credevamo di essere al sicuro.

“Non si può chiedere alla vita ciò che la vita non può dare”.

A cura di Veronica Aceti

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