Nel cuore di Padova, all’interno di una nota pasticceria, un piccolo cartello posizionato vicino alla cassa ha innescato una vera e propria tempesta mediatica. La frase incriminata recita testualmente: «Mancia per le ferie e le tette delle ragazze. Grazie. Lo staff». Queste parole, vergate a mano su un semplice bicchierino di plastica contenente alcune banconote, hanno creato una netta spaccatura tra la clientela: c’è chi ha interpretato il gesto come una semplice battuta e chi, invece, lo ha giudicato un’uscita di pessimo gusto.
Il fatto accade in un momento estremamente delicato per la città, ancora scossa dal dolore per i funerali di Giulia Cecchettin, la giovane vittima uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Le parole del padre, Gino Cecchettin, risuonano ancora forti nel loro invito a contrastare «ogni forma di abuso sulle donne». A ridosso della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, l’episodio riaccende inevitabilmente i riflettori su tematiche quali il rispetto e la consapevolezza del peso delle parole.
La versione della gestione e le reazioni
Di fronte alle richieste di spiegazioni, una delle dipendenti ha replicato con evidente imbarazzo: «È per raccogliere le mance». Il gestore ha cercato di smorzare i toni della polemica dichiarando: «Le ragazze scherzano con i clienti abituali e così per ridere hanno scritto questo biglietto. L’hanno esposto loro».
Secondo il proprietario, l’obiettivo era puramente goliardico e privo di malizia. Tuttavia, associare la parola “tette” alla raccolta delle mance ha suscitato perplessità e indignazione in molti osservatori, che ritengono tale linguaggio inadeguato in un clima sociale che richiede massima attenzione alla dignità femminile. Nonostante le giustificazioni, la polemica non accenna a placarsi.
Le scuse e i precedenti simili
Incalzato ulteriormente sulla questione, il gestore ha confermato la sua linea difensiva: «Ma no, sono in regola, volevano solo raccogliere un po’ di mance. So che dall’esterno è difficile capirlo, però non ci sono cattive intenzioni». Riguardo ai riferimenti fisici verso le sue collaboratrici, ha precisato: «No, niente di serio, scherzano. Però se dà fastidio tolgo tutto, io le donne le rispetto. Staremo più attenti. Ora però mi scusi, ho gente e devo andare».
Non è la prima volta che si verificano situazioni analoghe: in passato, anche a Roma, un esercizio commerciale aveva esposto un messaggio quasi identico: «Mance per far rifare le tette alle banchiste e ai banchisti». Anche allora l’ironia non venne apprezzata. Il caso della pasticceria dimostra come certi “scherzi” possano trasformarsi rapidamente in messaggi percepiti come discriminatori, specialmente quando la sensibilità collettiva sulla parità di genere è, giustamente, molto elevata.
A cura della redazione
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