La vita delle donne della famiglia reale inglese è necessariamente irreale, deve alimentare la leggenda che da tempi immemorabili appartiene solo all’Olimpo degli dei. In un mondo dove la famiglia tradizionale è distrutta dalle pressioni di una civiltà senza frontiere in cui devono essere abbattuti tutti i muri di un limitante ordine precostituito e quindi obsoleto, un mondo dove l’ideale di famiglia proposto pure nei cartoni animati di Walt Disney resta solo quello di una famiglia anomala di orchi come quella di Shrek; un mondo in cui le telenovelas narrano come in un reality famiglie distrutte da tradimenti e divorzi, la famiglia di corte avrebbe dovuto continuare ad essere eternamente immacolata come la facciata sostenuta da secoli e interpretata così bene dalla colonna portante della tradizione inglese, la regina Elisabetta, che la sua vita l’ha interpretata come un lavoro, essendo professionalmente chiamata al servizio pubblico prima che ai sentimenti privati.
Elisabetta non si è mai ascoltata, ha forzato il suo cuore nella morsa di un ruolo che l’ha resa impeccabile. Regina perfetta ma madre e moglie freddina, dedita all’unica causa dello stato, per cui marito e figli sono stati dovere prima che piacere, e come tali avrebbero dovuto comportarsi pure loro.
Che dire quindi quando suo figlio Carlo e la principessa Diana hanno cominciato a macchiare questo arazzo di perfezione? Si poteva chiudere un occhio su una possibile amante se fosse rimasta occultata, meno bene è andata quando l’ansia di verità di Diana si è fatta sentire. Essere regine o principesse, oggi come ieri, significa rinunciare al proprio sentire sacrificandolo sull’altare della patria. Cosa che renderebbe ancora più anacronistica la funzione stessa della Royal Family.
Eppure noi abbiamo sognato che Lady Diana fosse la moglie e la madre ideale, come abbiamo rivisto in Kate Middleton, la moglie di William, la sua degna erede. Elegante come Diana, sempre sorridente, umile nell’accettare i fiori degli ammiratori in pubblico e parlare con loro, dimessa e sincera nel visitare gli ammalati, nel dedicarsi instancabilmente a cause di beneficenza, con i tre figli splendidamente sfornati come da manuale, con gravidanze perfette, e ripresa di una forma inverosimilmente snella a due settimane dal parto. Impensabile per le massaie di mezzo pianeta imitarla, e proprio per questo seguita come la più avvincente delle telenovelas, ricca di sogni che animassero il riscatto della donna di periferia che affogava in una quotidianità sfortunata, a confronto.
Eppure la vita di una principessa è stressante: è difficile incarnare questa perfezione ogni giorno, davanti allo stato e a un marito altrettanto severo, che non vuole una donna normale vicino a sé, ma l’avatar di un’ideale incarnato in un essere umano. Un avatar che ora che la famiglia reale perde i suoi pezzi corrosa da due cancri, sembra attaccato dalla inesorabile efficacia del moderno verismo televisivo, con l’inevitabile caduta dalla grazia che gli dei, nella storia dell’umanità, hanno regolarmente dovuto affrontare. La malattia ha dunque distrutto una narrazione, ma speriamo che scendendo dal palco del ruolo in cui era costretta, Kate possa riscrivere un riscatto forte e pieno di speranza, come nella vita concreta di ognuno di noi.
A cura di Melanie Francesca
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