L’amore diventa mistero e la verità si traveste da menzogna
Di questo libro ne è stato parlato in lungo e in largo. Joël Dicker, con il suo stile molto descrittivo, può piacere tantissimo o non convincere per niente. Ma a prescindere dal fatto che abbia più estimatori o detrattori, quello che c’è veramente da dire su questo libro è che si sviluppa come una matrioska narrativa, dove ogni verità è un’ombra, ogni pagina una trappola.

La verità sul caso Harry Quebert
“Il caso Harry Quebert” non è solo un giallo. È una meditazione sull’amore, sull’ambizione, sulla memoria e sul potere della narrazione.
Dicker, con la penna tagliente di chi sa dosare suspense e sentimento, costruisce un labirinto narrativo, dove ogni personaggio è colpevole e innocente al tempo stesso, dove il lettore inciampa volentieri, e deve assolutamente arrivare alla fine di questo intreccio costruito su un’America immobile, impolverata, affacciata su un lago silenzioso e sul peso degli anni ‘70.
Un’America che trattiene il fiato mentre una verità scomoda cerca la luce, scavando tra le rovine di una passione proibita e di un crimine mai del tutto risolto.
Chi ha ucciso Nola? E perché?
Ma soprattutto: quanto siamo disposti a credere a chi racconta la verità?
Nel romanzo, la letteratura non è solo un’arte. È una trincea, una via di fuga, un alibi. E i libri, come i cuori degli uomini, possono mentire.
La verità diventa un campo di battaglia tra ciò che è successo e ciò che si sceglie di raccontare.
Un romanzo sul mestiere di scrivere, e su quello — ben più pericoloso — di amare
Marcus Goldman, giovane scrittore in crisi creativa, parte per una missione che dovrebbe ridargli gloria. Ma ciò che trova è molto di più: una storia d’amore sconveniente, un’amicizia messa in discussione, una piccola cittadina dove tutti sanno, ma nessuno parla davvero.
E al centro di tutto, Harry Quebert, il maestro, l’idolo caduto, che insegna a Marcus — e a noi lettori — che scrivere è come scavare: non sempre si trova oro, ma quasi sempre si trovano ossa.
Quindi, prima che decidiate se Joël Dicker può fare al caso vostro, leggete “La verità sul caso Harry Quebert”.
Io non l’ho più lasciato.
E, in fondo, non è questo che dovrebbe fare ogni buon libro? Costringerci a restare. E a cercare la verità, anche quando fa paura.
A cura di Veronica Aceti
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