Cioè… finisce un’era dell’editoria teen?

Cioè, storica rivista italiana fondata il 7 ottobre 1980 da Fabio Piscopo, ha segnato un’epoca nel panorama editoriale giovanile. Rivolta principalmente a un pubblico adolescenziale, la rivista ha trattato temi come moda, musica e relazioni, conquistando picchi di vendita che hanno toccato le 300.000 copie negli anni ’80. Tra i suoi collaboratori più noti ci sono stati nomi illustri come Maurizio Costanzo e Renato Zero, il quale ha contribuito con l’inserto L’Eco dei Sorcini. La rivista è stata pioniera nell’inserire gadget nei suoi numeri, attirando l’attenzione di giovani lettori con accessori e cosmetici. E alzi la mano chi non ha mai sfogliato almeno una volta nella propria vita almeno un numero del “giornalino”.

L’annuncio della chiusura

Tuttavia, dopo oltre 40 anni di pubblicazioni, Cioè ha annunciato la sua chiusura nel 2024, con l’uscita del numero 2001. Questa decisione è stata influenzata da vari fattori, tra cui l’evoluzione dei media e il cambiamento delle abitudini dei lettori. La crescente digitalizzazione e la competizione con i social media hanno reso difficile mantenere il modello tradizionale della rivista.  La chiusura di Cioè segna la fine di un’era per molti che sono cresciuti con le sue pagine. La rivista ha rappresentato un’importante fonte di intrattenimento e informazione per generazioni di giovani italiani, lasciando un’eredità duratura nel mondo dell’editoria giovanile.

Il “cambio di passo” e di formato…

Con il numero 2001 (n°24 del 2024), dunque, l’attuale editore (che è ora Panini) ha sospeso la pubblicazione del periodico ma quello in formato pocket. Nonostante ciò, infatti, la redazione ha rassicurato i lettori che il “marchio” non scomparirà completamente, poiché continuerà a esistere attraverso altre piattaforme e iniziative online. Il magazine sarà poi ancora in edicola ma con cadenza bimestrale nel formato grande, la versione già esistente chiamata CioèMax. Ci sarà tra l’altro, almeno stando ai rumors, un numero speciale dedicato al prossimo Sanremo. Un “escamotage” per ottenere maggiore visibilità in edicola sperando in vendite migliori in un momento di crisi del settore. Sarà davvero la stessa cosa? Ai nostalgici l’ardua sentenza…

A cura di Laura Farnesi

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