Tra due giganti e un destino da inventare
C’è qualcosa di magnetico in Isabella Rossellini, una luce che non acceca ma invita a guardare meglio. Nata a Roma nel 1952, figlia di Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, cresce dentro un mito doppio e ingombrante. Da una parte la madre, la divina Ingrid: bellezza nordica, attrice leggendaria di Casablanca e Notorious. Dall’altra il padre, genio del neorealismo italiano, autore di Roma città aperta e Paisà. Due nomi che basterebbero da soli a scrivere un capitolo di storia.
Ma Isabella non ha mai accettato di essere solo “la figlia di”. Sin da piccola osserva, ascolta, assimila. Vive tra Roma, Parigi e Los Angeles, con una curiosità che non conosce confini. A undici anni affronta un’operazione difficile per la scoliosi, resta mesi immobilizzata in un busto di gesso. E da quella immobilità nasce la sua prima ribellione: imparare a muoversi con la mente, anche quando il corpo è fermo.

Isabella Rossellini ph wp
La modella che ride con intelligenza
Negli anni Settanta, Isabella Rossellini approda a New York. Non arriva con l’atteggiamento della diva, ma con la fame di chi vuole capire il mondo. La sua eleganza attrae i grandi fotografi: Richard Avedon, Helmut Newton, Steven Meisel. Diventa volto di Vogue, poi ambasciatrice di Lancôme, incarnando un’idea di bellezza colta, ironica, libera.
Eppure, quando compie quarantadue anni, le dicono che è “troppo vecchia” per rappresentare la femminilità. Lei non si offende, reagisce: scrive, gira corti, recita, studia. “La giovinezza non è un merito, è un passaggio” dice in un’intervista. E in quella frase c’è tutto il suo manifesto di libertà.
L’attrice che ha fatto tremare Hollywood
Nel 1986, David Lynch la sceglie per Blue Velvet. Il ruolo di Dorothy Vallens la consacra: una donna ferita, intensa, seducente, reale. Nessuno la dimentica. Quella performance non è un esercizio di stile, è un atto di coraggio.
Negli anni successivi lavora con registi come Greenaway, Altman, Ferreri, e alterna cinema d’autore e teatro. Ma Isabella Rossellini non insegue la fama, segue il senso. Pubblica libri, sperimenta progetti visionari come Green Porno, una serie in cui spiega la sessualità degli animali con ironia e scienza. E quando fonda la Mama Farm a Long Island, la sua vita trova una nuova armonia: arte, natura, conoscenza.
La nomination che riscrive la storia
Nel 2025, a settantadue anni, arriva la sua prima nomination agli Oscar come miglior attrice non protagonista per Conclave di Edward Berger. Il ruolo di Suor Agnes è misurato, ma lascia un segno profondo: silenzio, carisma, spiritualità. Isabella affronta quella candidatura con la gratitudine e la lucidità di chi ha già vinto, a prescindere dal risultato. “Avrei voluto che i miei genitori lo sapessero” confessa. “Ma forse da lassù hanno sorriso.”
Quella notte, sul red carpet, indossa un abito blu velluto. Un omaggio a se stessa, alla sua storia, a chi non ha mai smesso di reinventarsi.
La bellezza del pensiero, non dell’apparenza
Isabella Rossellini non ha mai cercato di essere perfetta. Ha scelto di essere autentica. Le sue rughe raccontano viaggi, perdite, amore, scoperta. La sua voce – un misto di accento romano e inglese morbido – sembra appartenere a un tempo sospeso. È diventata simbolo di grazia consapevole, di intelligenza femminile, di libertà possibile.
Oggi vive tra cinema, animali e poesia. Studia etologia, coltiva la terra, insegna alle donne a non aver paura del tempo. Non crede nell’eterno giovanilismo, crede nell’eterno stupore.
E in un mondo che premia la superficie, Isabella Rossellini continua a ricordarci che la vera bellezza nasce quando smettiamo di fingere e cominciamo – finalmente – a vivere.