Corre, sorride e non si ferma mai. Nadia Battocletti sembra fatta di energia pura, una giovane donna che vive al ritmo dei suoi passi: cento chilometri ogni settimana per inseguire qualcosa che va oltre la vittoria, l’armonia tra corpo, mente e sogno. A venticinque anni, la campionessa trentina rappresenta l’immagine luminosa di un’Italia capace di unire grazia e disciplina, forza e misura, tecnica e cuore.

nadia battocletti PH Pinterest
Intervistata dal Corriere della Sera prima di un volo verso Palermo, parla con la stessa velocità con cui corre: «Dipende dalla gara che sto preparando, ma corro in media cento chilometri a settimana. La fatica bisogna farsela amica». Le sue parole rivelano la serenità di chi conosce il valore del sacrificio e lo vive con naturalezza.
Tra Trentino e Marocco: un mosaico di identità
Figlia d’arte, con madre marocchina mezzofondista e padre atleta oggi allenatore, Nadia ha trasformato la sua eredità in un mix di culture: il rigore nordico della Val di Non e il calore mediterraneo di Taourirt. «Avere una madre di un’altra cultura è stato un privilegio, mi ha insegnato la dolcezza dentro la forza», racconta.
La scelta dell’Islam, definita da lei stessa “una decisione istintiva e naturale”, rappresenta la dimensione più intima della sua personalità: una fede vissuta con consapevolezza, non come bandiera.

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Tra numeri, musica e sogni
Studentessa di ingegneria, prossima alla laurea, si appassiona alla sostenibilità dei materiali e all’equilibrio tra architettura e natura. «Non sono fantasiosa, sono razionale, mi piacciono i calcoli», ammette con un sorriso. Ma dietro ai numeri, si nasconde un’anima che danza: salsa, bachata, reggaeton. La musica latina è il suo modo per rompere la razionalità, e il viaggio di laurea sarà a Porto Rico.
A tavola segue il buon senso: «Mangio come un’italiana. Pastasciutta, risotti, dolci. Per correre serve energia, non privazioni». Al suo fianco c’è Gianluca Munari, sciatore, punto di riferimento e complicità nella vita quotidiana. «È una persona responsabile, un pilastro nella mia vita», dice con affetto.
Da bambina sognava di diventare tennista e il suo cane si chiamava Roger, come Federer. Oggi è un modello per molte giovani che le scrivono e le mandano disegni. «Appena posso vado nelle scuole a parlare di passione e sacrificio. Il mondo ha bisogno di giovani che credano nei propri sogni».
Nel suo modo di vivere convivono ragione e poesia, scienza e cuore. Corre per sé, ma anche per chi la osserva e, per un attimo, sente che nulla è davvero irraggiungibile.
A cura della redazione
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