La psicologa dott.ssa Greta Di Marzo che collabora con la sezione pratese dell’Associazione Senza Veli Sulla Lingua risponde oggi alle domande sulla fragilità di dover essere perfetti.
Qual è il peso della società, dei genitori che spronano ad essere sempre piu omologati?
Al giorno d’oggi siamo tutti sottoposti agli standard che la società ha pian piano imposto. Oggi per essere bello/a devi essere magro, avere un bel corpo, un bel viso, non avere rughe, un sorriso perfetto e/o varie imperfezioni che non definiscono chi siamo, non definiscono la nostra persona. Le possiamo definire come una nostra caratteristica. Ma quanto queste caratteristiche assumono una accezione negativa? Una etichetta? Quanto la viviamo come un difetto, sia ai nostri occhi sia agli occhi di chi ci guarda?
Pensiamo a come le curve della M. Monroe l’hanno resa la donna più bella e desiderata del mondo. Oggi sarebbe impensabile. Improbabile.
Siamo stati tutti bambini, pre-adolescenti, adolescenti, giovani adulti. Il nostro Io non era ancora del tutto strutturato, avevamo ancora una personalità più fragile.

Dott.ssa Greta Di Marzo
Proviamo ad immaginare o semplicemente a tornare indietro nel tempo. Chi non è stato preso in giro perché troppo magro, troppo grasso, naso pronunciato etc. I nostri ragazzi oggi non hanno la possibilità di poter vivere leggeri perché hanno delle aspettative, proprie e/o indotte, che li portano a vivere spesso in uno stato di angoscia e frustrazione.
Non possono pubblicare una foto sui social senza che questo gli mostri come poter utilizzare i ‘filtri’, a volte alterando completamente i lineamenti, per poter correggere quelle imperfezioni che ci rendono unici; oppure le varie applicazioni che chiedono di migliorare il corpo, cambiando drasticamente l’immagine che si ha di sé. Per soddisfare realmente chi? Noi? L’Altro? Sicuramente è un percorso che porta ad essere sempre meno vicini all’immagine che si ha di sé.
Quante ferite ci portiamo dentro per quei commenti inopportuni? Quante volte è capitato che quelle stesse parole uscissero dalla bocca delle persone a noi più care? Dai mangia. Ma non ti sembra di esagerare col cibo? Con qualche chiletto in meno staresti proprio bene. Per non parlare dei traumi che si creano col cibo. “Se mangi quello ti viene la pancia. Cosi diventi ciccione”. Parole riportate da un mio paziente che ad oggi, nonostante sia un adulto, ha ancora difficoltà in relazione a certi alimenti.
Purtroppo “lo sguardo degli altri” soprattutto in giovane età incide tantissimo. Se una nostra figura di riferimento ci fa vivere e sentire come se non fossimo mai abbastanza, come pensiamo di poterci interfacciare con i nostri pari, amici, scuola, insegnanti, in modo sicuro e sano? Se non dovessimo riuscire a trovare una figura che ci accoglie, nelle nostre fragilità senza giudizio, come pensiamo di poter dare ai nostri ragazzi strumenti per poter affrontare questo mondo di apparenza e filtri?
Una grande forza per andare oltre tutto questo può e dovrebbe arrivare dalla famiglia, da coloro che dovrebbero amare incondizionatamente e profondamente, dalle figure di riferimento di questi giovani, che cercheranno un contatto e potranno esporre le proprie fragilità ed i propri fantasmi solo se si sentiranno al sicuro, protetti, tutelati e mai violati.

La psicologa Greta Di Marzo con la Vice Presidente Patrizia Scotto di Santolo
E se si dovessero trovare in difficoltà e non sapere come guarire quel vuoto che si fa spazio nella sofferenza?
Sicuramente l’accoglienza, senza il giudizio verso il dolore e ciò che lo procura, un ascolto empatico e se tutto ciò non fosse sufficiente cercare un professionista adatto che possa sostenere un percorso di guarigione, cura ed accettazione.
Spesso involontariamente ci troviamo a dover soddisfare tutte le aspettative che gli altri hanno di noi, questo porta grande afflizione, ferite e voragini, che possono sfociare in quelli che il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali edizione V ( DSM V), definisce DCA (disturbi del comportamento alimentare): anoressia, bulimia, binge eating disorder, pica, disturbo da ruminazione e disturbo evitante/restrittivo, perché per essere visti dobbiamo essere belli, rispecchiare i canoni della nostra società e delle persone che ci vogliono sempre impeccabili ma non unici.