Negli ultimi tempi, il cosiddetto “Metodo Caveman” ha conquistato una certa popolarità sui social media, dove alcuni utenti sostengono che sospendere completamente la propria routine di cura della pelle – eliminando detergenti, creme idratanti e persino l’uso dell’acqua – possa favorire un “reset” della barriera cutanea. Questo approccio, nato come reazione all’uso eccessivo di prodotti cosmetici e routine elaborate, ha però sollevato numerosi dubbi in termini di efficacia e sicurezza.

La Dottoressa Ines Mordente, specialista in Dermatologia e Venereologia, analizza questo fenomeno con un occhio critico ma attento, spiegando le reali implicazioni per la pelle e fornendo indicazioni utili. «Il Metodo Caveman riflette sia una reazione al sovraccarico di stimoli e prodotti nel mondo beauty, sia una crescente sfiducia nei confronti del marketing cosmetico», sottolinea la dottoressa. «Culturalmente, è figlio di un’epoca di iperconsumo e allo stesso tempo di un desiderio di “detox” e ritorno alla semplicità. Clinicamente, però, si tratta di un approccio estremo che può non tenere conto delle esigenze fisiologiche della pelle né delle differenze individuali.»
Dal punto di vista dermatologico, sospendere totalmente la detersione è un approccio fortemente sconsigliato. «Chi adotta questo metodo probabilmente pensa di favorire una sorta di “normalizzazione”. Tuttavia, nel tempo questo comportamento può causare l’accumulo di sebo, cellule morte, inquinanti e potenziali agenti patogeni.» Gli effetti visibili sono pelle opaca, ispessita, con pori dilatati o comedoni. «A livello microscopico, si alterano il microbioma cutaneo, la regolazione del pH e l’equilibrio della barriera cutanea, aumentando così il rischio di infiammazioni, disbiosi e peggioramento di patologie preesistenti.»
Pur riconoscendo che le “pause cosmetiche” possono essere utili, Ines Mordente chiarisce che si tratta di sospensioni temporanee e mirate. «Ci sono situazioni in cui può essere utile sospendere temporaneamente alcuni prodotti, ad esempio in caso di irritazioni, pelle sensibilizzata o quando la barriera cutanea è compromessa. Questo, però, non significa interrompere del tutto la skincare: l’obiettivo è ridurre l’uso di attivi potenzialmente irritanti – come retinoidi, acidi esfolianti o altri ingredienti aggressivi – e mantenere una routine essenziale, basata su detersione delicata, idratazione e protezione solare. La sospensione deve essere sempre temporanea e seguita da una reintroduzione graduale dei prodotti abituali, preferibilmente con il supporto di un dermatologo.»
Per chi desidera prendersi cura della propria pelle senza cadere negli eccessi, la dottoressa Mordente suggerisce un approccio più essenziale ma ben strutturato: lo skinminimalism, ovvero una skincare semplificata ma mirata, che punta su pochi passaggi fondamentali e su attivi scelti in base alle reali esigenze della pelle. «Semplificare non significa eliminare tutto – precisa – ma selezionare con consapevolezza prodotti efficaci e ben tollerati, evitando sovrapposizioni inutili.»
Come approfondisce nel suo nuovo libro #SkinRevolution, dove include anche una serie di schede pratiche con beauty routine da seguire a casa, con consigli mirati per ogni tipo di pelle, la dermatologa propone una routine quotidiana ideale, suddivisa in tre step principali: detersione delicata, idratazione su misura e protezione solare. A partire da questa base, la dermatologa propone una routine tipo, differenziata per il mattino e la sera. Gli attivi vanno scelti in base al tipo di pelle: per quella grassa, ingredienti riequilibranti come niacinamide e acido salicilico; per quella secca, molecole idratanti e riparatrici come acido ialuronico, ceramidi e probiotici.

Seguire questo approccio semplificato – lo skinminimalism – permette di ottenere risultati reali, riducendo costi, sprechi e tempi, ma anche il rischio di irritazioni. Senza rinunciare ai trattamenti specifici, che possono essere integrati in modo selettivo solo quando davvero necessari, si preserva l’equilibrio della pelle, evitando sovraccarichi e scelte poco consapevoli.
Tuttavia, è importante ricordare che anche la semplicità nella skincare non significa abbandonare del tutto la cura della pelle.
La Dottoressa Mordente avverte che chi si avvicina al Metodo Caveman senza supervisione medica rischia di trascurare condizioni dermatologiche che necessitano di trattamenti specifici. «L’auto-sperimentazione, soprattutto senza un confronto specialistico, può portare a peggioramenti silenziosi e cronicizzazione di patologie come acne, rosacea o dermatiti, che invece se riconosciute e curate tempestivamente sarebbero più facilmente gestibili.»
Per chi percepisce la pelle “in crisi” a causa di eccessi o cambi repentini nella routine, la raccomandazione è chiara: ridurre gli attivi irritanti e puntare su una skincare minima ma costante, evitando sospensioni totali che possono peggiorare la situazione.
«Segnali come bruciore, prurito, rossori persistenti o pelle che “tira” anche dopo l’idratazione indicano che la barriera cutanea ha bisogno di un reset – spiega la dottoressa – e in questi casi è necessario scegliere pochi ingredienti lenitivi e reintrodurre i trattamenti gradualmente, sempre sotto controllo dermatologico.»
In conclusione, «less is more», ma rinunciare completamente alla cura della pelle è un errore che può avere conseguenze importanti.
A cura di Laura Farnesi
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