Tony Effe, si deve parlare davvero di censura?

Impedire insulti alle donne e istigazione alla violenza è dovere sia delle istituzioni, sia degli stessi artisti. gravissimo che cantanti donne si schierino a favore di testi violenti

Chi oggi parla a sproposito di censura commentando l’esclusione di Tony Effe dal concertone di Capodanno a Roma o è ignorante, nel senso che non conosce l’argomento di cui parla, o è in malafede. Lo afferma il Codacons, commentando il dibattito sulla scelta del Campidoglio, le dichiarazioni rilasciate sui social da molte cantanti e la decisione di Mahmood e Mara Sattei di non partecipare al concerto di Capodanno a Roma in segno di solidarietà verso Tony Effe.

Non dare spazio ad artisti i cui brani contengono frasi violente contro le donne non è censura

“Impedire di utilizzare i soldi dei cittadini per pagare artisti i cui brani contengono frasi violente contro le donne non ha niente a che vedere con la censura, considerato che gli stessi artisti possono diffondere liberamente le proprie canzoni in altri contesti o tenere concerti a pagamento per il proprio pubblico – spiega il presidente Carlo Rienzi – Pur condividendo le critiche sulle modalità con cui il Campidoglio ha gestito la vicenda, riteniamo che impedire insulti alle donne o forme di istigazione alla violenza sia un preciso dovere non solo delle istituzioni, ma anche degli stessi artisti, i quali dovrebbero prendere le distanze dai colleghi che diffondono messaggi sbagliati ai giovani”.

“Per questo chi utilizza il termine “censura” per definire la scelta di coloro che non avallano insulti o frasi pesanti verso le donne, o è ignorante, o è in malafede, e di fatto vanifica la battaglia che si sta conducendo in Italia contro violenza di genere, bullismo e femminicidi” – conclude Rienzi.

A cura di Laura Farnesi

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