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Il bacio che controllava il vino delle donne romane

Il rito romano che toglieva libertà alle donne in nome della virtù e del controllo

by Veronica Aceti
Antica donna Romana ph wp

Un rituale che racconta il potere maschile

Nell’antica Roma, molto prima che il romanticismo inventasse il bacio come segno d’amore, le matrone dovevano offrirlo per legge.
Lo chiamavano ius osculi, “diritto di bacio”, ma di diritto aveva poco e di controllo molto.
Secondo quanto riporta Focus, gli uomini – padri, mariti e fratelli – pretendevano di baciare le donne della famiglia per sentirne l’alito e verificare che non avessero bevuto vino.
Bere alcol, per una matrona romana, rappresentava un atto scandaloso, degno di una prostituta.
Il vino, simbolo di libertà e piacere, diventava così un crimine se finiva nelle labbra femminili.
L’Unione del vino e del desiderio spaventava i maschi romani quanto la ribellione stessa.

Antica donna Romana ph wp

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Il controllo attraverso il gesto più intimo

Lo storico Plinio il Vecchio accennò alla pratica nei suoi scritti, confermandone la diffusione tra le famiglie aristocratiche.
In una società dove la donna non votava, non amministrava beni e viveva sotto tutela, il bacio non rappresentava affetto, ma vigilanza domestica.
Ogni gesto quotidiano serviva a ribadire che l’onore femminile apparteneva al marito o al padre.
Le labbra delle donne diventavano strumenti di sorveglianza, non di passione.
Eppure, il rito rivela anche la contraddizione di una civiltà che venerava Venere, dea dell’amore, ma puniva chiunque osasse incarnarla troppo.

Il vino come libertà proibita

Il vino non era solo bevanda, ma simbolo di libertà, di eccesso, di piacere terreno.
Gli uomini di Roma potevano ubriacarsi, cantare, gridare nei banchetti, mentre le donne rischiavano punizioni severe anche per un sorso.
Una moglie sorpresa a bere poteva subire il divorzio immediato o persino la morte, se il marito lo riteneva giusto.
Questo codice morale, che univa superstizione e patriarcato, trasformava la donna in proprietà e il bacio in controllo.
Il potere maschile si insinuava persino nei gesti più teneri, travestendosi da rispetto familiare.

Il valore politico del corpo femminile

Il ius osculi mostra come il corpo delle donne, a Roma, rappresentasse un campo politico prima ancora che sentimentale.
Il bacio regolava la moralità, la sessualità e la reputazione.
L’uomo, attraverso quel gesto, difendeva non la donna, ma la propria rispettabilità pubblica.
Il corpo femminile non apparteneva alla donna, ma alla legge, alla famiglia, alla società.
Ogni donna, dalla matrona di rango alla plebea, viveva sotto uno sguardo che controllava e giudicava.
Il vino, in questo scenario, diventava l’oggetto proibito per eccellenza: una trasgressione che sapeva di libertà e di rivolta.

Dal diritto di bacio al diritto di scegliere

Rileggere oggi il ius osculi significa affrontare un nodo antico: il controllo dei corpi femminili.
La storia non parla solo di Roma, ma del modo in cui le società cercano ancora di decidere cosa una donna può fare del proprio corpo, del proprio tempo, del proprio desiderio.
Il bacio, da gesto di controllo, oggi può tornare a essere segno di libertà, ma solo se recupera il suo significato più autentico: quello di scelta.
Nessuno dovrebbe più “baciare per verificare”, ma solo per amare.
E forse è proprio in quel passaggio – dal diritto maschile al consenso femminile – che la civiltà misura la sua vera evoluzione.
A cura di Veronica Aceti

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