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Le donne della Resistenza: eroine da non dimenticare

La lotta al fascismo ebbe anche un volto femminile

by Veronica Aceti
nilde iotti

Le donne della Resistenza italiana: storie di coraggio, lotta e libertà che la Storia ha troppo spesso dimenticato

Il 25 Aprile racconta anche la Resistenza delle donne. Migliaia di italiane combatterono il nazifascismo con coraggio, astuzia e determinazione. La narrazione storica spesso trascura il loro contributo, ma senza le donne la Liberazione non avrebbe avuto la stessa forza. Ogni staffetta, ogni combattente, ogni infermiera ha costruito la libertà con le proprie mani.

Le staffette partigiane non trasportarono solo messaggi, ma anche armi, medicinali e persone. Sfuggirono ai rastrellamenti, sviarono i controlli, salvarono vite. Alcune combatterono fianco a fianco con gli uomini, senza mai chiedere il permesso. La Resistenza non fu un affare maschile: fu una scelta collettiva, una ribellione condivisa, un’urgenza vissuta anche nei corpi e nei pensieri delle donne.

Carla Capponi, Nilde Iotti e Giovanna Marturano: tre fuochi di libertà

Carla Capponi, nata a Roma nel 1918, scelse la lotta armata dopo l’8 settembre 1943. Entrò nei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e partecipò attivamente all’attentato di via Rasella, uno degli episodi più importanti della Resistenza urbana. Divenne vicecomandante e ottenne la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Carla Capponi non cercò la gloria, ma la giustizia.

nilde iotti

Nilde Iotti PH WP

Nilde Iotti, nata a Reggio Emilia nel 1920, si unì ai Gruppi di Difesa della Donna. Lottò con l’intelligenza, con la parola, con l’impegno politico. Dopo la guerra, divenne la prima presidente donna della Camera dei Deputati, ma la sua storia iniziò tra le file della Resistenza. Nilde Iotti dimostrò che anche la politica può nascere nei rifugi, sotto le bombe, tra i volantini clandestini.

Giovanna Marturano, nata a Roma nel 1912, assunse il nome di battaglia “Gianna”. Collaborò con i Gruppi Comunisti di Combattimento, organizzò nascondigli e vie di fuga per i perseguitati politici e gli ebrei. I fascisti la arrestarono, la torturarono, ma non riuscirono a piegarla. Dopo la guerra, Giovanna Marturano andò nelle scuole a raccontare cosa significasse scegliere la libertà. Morì a 101 anni, con la mente lucida e la dignità intatta.

Le donne combatterono anche senza fucile

Più di 35.000 donne parteciparono attivamente alla Resistenza. Molte non ebbero riconoscimenti ufficiali, ma affrontarono rischi enormi ogni giorno. Alcune diventarono comandanti, altre guidarono interi nuclei familiari mentre i mariti combattevano. Nessuna rimase a guardare. La Resistenza femminile fu concreta, necessaria, indomita.

I manuali di storia spesso lasciarono indietro i loro nomi, ma i loro gesti rimangono scolpiti nella memoria collettiva. Le donne cucirono bandiere, curarono feriti, scrissero manifesti, e quando servirono premettero il grilletto senza esitare.

Raccontare oggi queste storie significa difendere il futuro

Ricordare queste donne non è un gesto nostalgico. È un dovere civile. In un tempo in cui la memoria rischia l’erosione dell’indifferenza, le storie di Carla Capponi, Nilde Iotti e Giovanna Marturano illuminano la strada. Non parlano solo del passato, ma interrogano il presente.

Ogni 25 Aprile non celebra solo la Liberazione: ci chiede di rinnovare una scelta. Restare liberi, non voltare la testa, non lasciare soli gli ultimi. E ricordare che anche la libertà ha avuto gambe, mani e cuori di donna.

A cura di Veronica Aceti

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