Raffaella, eri casa. E continui a esserlo
Tutti la amavano. E come avrebbero potuto non farlo?
Amavano quel caschetto biondo che pareva una corona, quella risata limpida che faceva compagnia anche nei giorni storti,
quel modo di stare sul palco che era presenza e non ego, offerta e non spettacolo.
Raffaella Carrà era amata dai bambini, dagli anziani, dagli uomini e dalle donne.
Dai timidi, dagli irriverenti, dagli esclusi e dai centrali. Da tutti.
Io…io la amavo da sempre. Per me era casa. Sì, casa.
Quella sensazione calda e inspiegabile che ti attraversa quando riconosci qualcosa di tuo in qualcun altro.
Non serviva vederla ogni giorno. Bastava sentire una sua canzone alla radio – Tanti auguri, Pedro, Luca – e già iniziavo a muovere la testa e ballare.
La sua voce era la colonna sonora di tanti momenti che non sapevo sarebbero diventati ricordi.
E oggi, ancora oggi, le sue canzoni mi salvano.
Le ascolto per sentirmi meno sola. Per danzare, anche stanca dopo giorni impossibili, per ricordare che si può essere forti senza diventare duri, per aver voglia di voler bene, ancora.
La sua infanzia fragile. La sua forza infinita.
Da bambina, Raffaella non aveva una vita semplice .Era sensibile, sottile, ostinata.
Diceva:
“Ero fragile, molto fragile. Ma già allora sapevo che non volevo essere una comparsa nella mia stessa vita.”
Suo padre se ne andò presto, e restò con la madre, una donna severa e potente, che le insegnò a non mollare.
Dietro ogni suo passo di danza c’era una ferita, dietro ogni sorriso, una scelta.
Non recitava la felicità, la costruiva e la regalava.
Una donna che ha reso la libertà desiderabile

Raffaella Carrà PH WP
Era bella, sì.Era sensuale, certo.Ma non era questo che la rendeva unica.
Era la sua libertà, il suo essere fuori dal tempo senza mai sentirsi fuori posto.
Raffaella non chiedeva il permesso. Ma non imponeva. Invitava.
A essere sé stessi. A ridere forte. A non vergognarsi del proprio corpo.
A ballare con la vita, anche quando ti pesta i piedi.
Ha parlato d’amore senza ipocrisie, ha amato senza maschere,
ha detto “no” alla maternità senza mai dire “no” alla tenerezza.
Una donna libera. Ma mai distante.
Una donna per tutte. E di tutti.
Tiziano Ferro: l’eredità viva dell’amore
Tiziano Ferro l’ha amata come la si ama una madre spirituale.
La sua commozione dopo la scomparsa di Raffaella è stata la commozione di un’intera generazione.
L’ha chiamata “icona di libertà”, “faro per chi si sentiva diverso”,
e le ha dedicato parole tremanti, vere, colme di gratitudine.
Ha detto:
“Ci hai insegnato a non avere paura di essere felici.”
Che quel vuoto che sentivamo dentro era condiviso da migliaia, milioni di cuori.
Perché Raffaella era entrata nelle nostre case, ma soprattutto nei nostri pensieri più delicati.
E oggi…
E oggi, ogni tanto, mi chiudo in stanza.
Metto su Rumore, o Ballo ballo, o quella Pedro che mi fa ridere da matti…e ballo da sola. O meglio…ballo con lei.
Perché lei c’è.
Nei battiti del cuore che non ha mai smesso di farci sentire vivi.
Nei colori che ha lasciato dentro di noi.
Nei passi che facciamo senza paura, perché lei ce l’ha insegnato.
In quell’Italia che forse tanto ci manca
Raffaella, eri casa.
E continui a esserlo.
Ogni volta che scelgo te, la gioia, i ricordi belli.
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