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Il conte di Montecristo

Parliamo di classici immensi

by Veronica Aceti
"Il Conte di Montecristo" PH WP

Per me Il Conte di Montecristo è stato come la coperta per Linus. In un’età in cui le parole ti formano e ti nutrono esattamente come il cibo, ho incontrato il capolavoro di Alexandre Dumas.
E da allora non sono più stata la stessa. Quel libro non lo leggi soltanto: lo attraversi, ci entri dentro e lui entra in te. È un’opera che ti viaggia in testa e, che scava nei recessi dell’anima e lì si accampa, con l’eleganza tragica di chi ha conosciuto la luce e poi è precipitato nell’abisso.

Il romanzo che ti cresce dentro

"Il Conte di Montecristo" PH WP

“Il Conte di Montecristo” PH WP

Edmond Dantès, giovane marinaio pieno di speranze, cade vittima dell’invidia di falsi amici. Ingannato da chi riteneva leale, viene accusato ingiustamente e consegnato a una condanna crudele.
Relegato per sempre nel tetro Castello d’If, Edmond Dantès affronta quattordici anni di prigionia. In quelle mura fredde, il tempo si dilata e la sofferenza lo trasforma.
Nel buio del carcere, incontra l’abate Faria, uomo sapiente e generoso. Nasce un legame profondo. L’abate gli trasmette sapere, forza e il segreto di un tesoro nascosto sull’isola di Montecristo.

Nel cuore della prigione, Edmond Dantès rinasce. Non è più un ragazzo tradito, ma un uomo che ha imparato a resistere. E il suo destino, da quel momento, comincia a cambiare.

Come Edmond Dantès, anche tu, vieni tradito, rinchiuso, annientato. Poi, lentamente, rinasci. Ogni pagina è una metamorfosi: il dolore si fa lama, l’attesa si fa scuola, la vendetta si trasforma in arte. Dumas non racconta solo una storia di giustizia e inganno. Racconta il tempo che occorre per diventare se stessi.

La scrittura come viaggio iniziatico

Non è una narrazione, è un’iniziazione. Il linguaggio è sontuoso, teatrale, traboccante come solo il cuore francese dell’Ottocento sa essere. Eppure, non c’è mai retorica: ogni frase è necessaria, ogni svolta è un colpo di scalpello sulla statua dell’anima.
Dumas ci insegna che il male può essere un passaggio, non una condanna. E che la conoscenza – dell’uomo, del mondo, di sé – è l’unica chiave per la libertà vera.

“A tutti i mali ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio.”

Perché leggerlo oggi

Perché in un’epoca che premia la velocità, Il Conte di Montecristo è un invito alla pazienza. Alla trasformazione silenziosa. Alla costruzione di sé attraverso il dolore, senza cedere alla disperazione.
Perché oggi, come allora, ci sono troppi Villefort, troppi Danglars, troppi Fernand. E il mondo ha ancora bisogno del misterioso Conte, con la sua compostezza feroce, con il suo dolore sublime, con la sua sete di giustizia che sa evolversi in misericordia.

Leggere Dumas è imparare a non morire nel buio. È ricordarsi che il tempo, se lo lasci lavorare, sa trasformare il piombo in oro.

Non esiste, per me, formazione che non abbia come Maestro il geniale, arguto e adorabile Edmond Dantès. 
“Ho nel cuore tre sentimenti con i quali non ci si annoia mai: la tristezza, l’amore e la riconoscenza.”

A cura di Veronica Aceti
Recensione con i libri di Veronique

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