Un amore scavato nella carne
“Cosa vuol dire amare, figlia mia? Tu lo sai? Amare per me fu tenere il respiro di Italia nelle braccia e accorgermi che ogni altro rumore si era spento. Sono un medico, so riconoscere le pulsazioni del mio cuore, sempre, anche quando non voglio. Te lo giuro, Angela, era di Italia il cuore che batteva dentro di me.”
C’è chi chiama amore ciò che rimane intatto. Ma l’amore vero, quello che ti cambia dentro, è sempre lacerante. È un patto silenzioso tra chi ha visto lo stesso vuoto e ci ha costruito sopra qualcosa che somiglia alla salvezza.
Il vuoto di Timoteo, la forza di Italia

Non ti muovere PH WP
Italia e Timoteo si riconoscono.
Nonostante tutto.
Forse proprio per quello.
Lui ha una vita perfetta solo in apparenza: moglie, carriera, una casa ordinata dove l’anima si è addormentata da tempo. Lei vive al margine, inciampando nella vita ogni giorno, ma con dentro una forza che sa cos’è la fame.
Non solo la fame fisica, ma quella d’amore. Quella che ti brucia il petto.
Un amore che nasce dal riconoscimento
Sembrano lontani. Ma parlano la stessa lingua.
Vengono entrambi da case senza carezze, da madri stanche, da padri assenti o violenti.
La loro storia non è una fuga. È un ritorno. Alla parte più nuda di sé.
Non si scelgono per bisogno di trasgressione. Si scelgono perché si ricordano.
Sono due pezzi rotti dello stesso oggetto.
Timoteo, il chirurgo che sa aggiustare tutto tranne se stesso. Italia, che non ha niente da offrire se non la verità della sua presenza.
È lei a riempire quel buco dentro di lui. Quella voragine che nessun bisturi, nessun successo, nessun matrimonio borghese ha mai colmato.
Italia non chiede nulla, eppure dà tutto.
“La amo come non ho mai amato nessuno. La amo come un mendicante, come un lupo, come un ramo di ortica. La amo come un taglio nel vetro. La amo perché non amo che lei, le sue ossa, il suo odore di povera.”
La confessione di un uomo che non si è mai visto davvero
Questa non è una storia d’amore in senso classico. È una confessione. Un urlo sussurrato accanto a un letto d’ospedale, dove la figlia di Timoteo è tra la vita e la morte.
E in quella zona grigia, lui si spoglia. Racconta chi è stato, chi ha amato, chi ha perduto.
Italia, che non era giusta per lui. Italia, che era l’unica giusta.
“Lei c’era già. Chi ti ama c’è sempre, Angela, c’è prima di conoscerti, c’è prima di te.”
Un amore che si fa forza nella rovina
L’amore che li lega è una ferita che non smette di pulsare.
Eppure, lì dentro, si nasconde qualcosa di puro.
Non è una storia edificante, non ha morale.
Ma ha la verità di chi sa che l’amore non è mai solo luce. È anche buio condiviso. È anche respiro spezzato. È anche mancanza che si tiene stretta.
“Ero felice, non ci si accorge mai di esserlo, Angela, e mi chiesi perché l’assimilazione di un sentimento così benevolo ci trovi sempre impreparati, sbadati, tanto che conosciamo solo la nostalgia della felicità, o la sua perenne attesa.”
Resta. Non ti muovere. Rimani con quello che siamo.
Non ti muovere”, dice.
Che non è un ordine. È una supplica.
Resta. Non andartene. Non scappare con la parte di me che ha finalmente imparato ad amare.
La forza di un amore che ci spacca
E a noi lettori resta il cuore gonfio. Perché lo sappiamo anche noi cosa significa legarsi a qualcuno che ci riconosce nelle nostre crepe, non nei nostri sorrisi.
E sappiamo che a volte, amare è una forma di rovina. Ma anche l’unico modo per sentirsi, per un attimo, interi.
Questo romanzo l’ho letto più volte.
Ogni volta con un brivido che mi ha strappato un pezzo di carne.
Lo amo come si ama una ferita che non smette di sanguinare, come un dolore che ti entra nelle ossa e non ti lascia più.
Lo amo perché dentro c’è tutto: la carne che striscia, l’anima che si strappa, il sangue che scorre, la speranza che si consuma.
E chi ama la Mazzantini lo sa: non esci intero dai suoi libri. Esci distrutto, cambiato, eppure non riesci a smettere di respirare.
A cura di Veronica Aceti
Recensione con i libri di Veronique