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Senza Veli Sulla Lingua: lotta alla violenza di genere

Associazioni in prima linea contro la violenza di genere

by Nora Taylor
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“Senza Veli sulla Lingua” è un’Associazione Nazionale fondata dall’avvocato anglo-italo-yemenita Ebla Ahmed nel 2013, che si occupa di contrastare la violenza di genere, in tutte le sue forme e manifestazioni. Attualmente, il suo direttivo è composto dalla vicepresidente Patrizia Scotto di Santolo e dalla consigliera nazionale Elisa Buonanno. Ha diverse sezioni in Italia e offre gratuitamente aiuti psicologici e assistenza legale alle vittime di violenza, assistenza con mediatori culturali e interculturali. “Senza Veli sulla Lingua” e Freedom Power presentano “L’Abito del sogno Infranto“, un abito da sposa macchiato di rosso, simbolo della lotta al femminicidio. Creato da donne che hanno superato la violenza, l’iniziativa, legata al 25 novembre, vuole sensibilizzare sul dramma della violenza di genere e trasformare il dolore in consapevolezza.

A raccontarci meglio l’associazione e le sue iniziative ci sono la presidente Ebla Ahmed e la vice Presidente Patrizia Scotto di Santolo, che rispondono insieme alle nostre domande.

Quali sono le iniziative principali organizzate da “Senza Veli Sulla Lingua” per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere, oltre al progetto “L’Abito del Sogno Infranto”?
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intervista senza veli sulla lingua con Ebla Ahmed e Patrizia Scotto di Santol

«Diciamo che non ci fermiamo mai. Come associazione lavoriamo molto con gli studenti delle scuole medie e medie superiori, facciamo formazione per gli operatori delle reti antiviolenza, organizziamo convegni con esperti per aggiornamenti su quanto viene fatto a tutela delle donne in stato di fragilità. Una delle nostre idee più imitata è “La Camminata in Rosso“, promossa in diverse città in Italia, giunta in alcuni Comuni alla terza edizione: una camminata simbolica aperta a tutti per commemorare la Giornata dell’eliminazione della Violenza contro le donne».

Gli Abiti del Sogno Infranto, abiti da sposa creati da vittime di violenza sono fortemente d’impatto e il messaggio è molto forte. Come spiegherebbe il perché di questa iniziativa, a chi, purtroppo, è solito voltarsi dall’altra parte?

«L’Abito del Sogno Infranto è un segnale a non voltarsi dall’altra parte. È un invito a guardare con i propri occhi un progetto di vita andato perduto per sempre per colpa di chi usa la violenza al posto dell’amore e del rispetto».

In che modo i progetti di sartoria sociale, come quello realizzato con Freedom Power, stanno aiutando le vittime di violenza a ricostruire la loro vita?

«Le donne che affrontano i percorsi in uscita dalla violenza molto spesso si ritrovano sole. Non hanno quell’autonomia economica che le fa sentire libere. Ecco perché, il progetto pilota della sartoria sociale di Fredoom Power, aiutando le donne a cucire attraverso sarte esperte, consentirà loro di saper fare lavori di sartoria. Un primo ma importante passo verso il reinserimento nel mondo del lavoro».

Come si può accendere un ulteriore faro sull’importanza dell’educazione alla  non violenza sin dai primi anni di scuola?

«È necessario che la politica faccia la sua parte, rendendo obbligatoria l’educazione alla gentilezza e alla non violenza all’interno dell’orario scolastico in tutti gli Istituti fin dalla primissima infanzia. Noi siamo pronti, perché già siamo presenti nelle scuole ma ciò avviene solo grazie ed esclusivamente alla sensibilità della Dirigenza Scolastica. Quello a cui assistiamo ultimamente fa sì che sia sempre più importante anticipare i tempi della discussione sulla prevenzione, coinvolgendo le ragazze e i ragazzi che frequentano le aule scolastiche e che saranno gli adulti di domani, sin dalla più tenera età. A loro viene chiesto un grande sforzo: quello di sentirsi partecipi del cambiamento».

A che punto siamo, in Italia con le leggi contro la violenza sulle donne? Quali sono le principali lacune normative che dovrebbero essere colmate?
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abito senza veli sulla lingua con Ebla Ahmed e Patrizia Scotto di Santol

«Una domanda più che legittima. Dal 2019 ad oggi se con il Codice Rosso si sono introdotti una nuova serie di reati, ovevro stalking, revenge porn, matrimonio forzato, divieto di avvicinamento, sfregio alla persona, nel Codice Rosso Rafforzato, o decreto Roccella, si è data voce alla legge 168 del 2023, che prevede, tra l’altro, l’avocazione da parte del procuratore in caso di inerzia del pm. Attualmente, la Commissione a Roma sta lavorando affinché si arrivi celermente al Testo Unico delle norme contro la violenza di genere e in tal senso, è stato approvata all’unanimità, la relazione sul Testo Unico sulla violenza di genere, affinché possa essere di ausilio alla realizzazione di un codice donna. L’associazione Senza Veli sulla Lingua ha contribuito con i propri pareri alla sua realizzazione, perché audita più volte a Roma al Tavolo Tecnico della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul Femminicidio».

Perché, spesso le vittime che denunciano, subiscono una re-vittimizzazione o vedono peggiorare la propria situazione? Quali accorgimenti legali o comportamentali possono essere suggeriti?

«Non è proprio così. Diciamo che il momento più difficile per la donna che denuncia è il processo e bisognerebbe intervenire sulla disciplina delle misure cautelari e di prevenzione da adottare nell’immediatezza dei reati denunciati. Il fatto che la persona abusata debba presentarsi più volte in udienza fa scattare spesso un fenomeno che si chiama “vittimizzazione secondaria”. Significa trattare la vittima come fosse partecipe dei reati subiti. Perché raccontare più volte le violenze subite, vuol dire che essa deve rispondere a una lunga serie di domande che possono riportare a galla tutto. E avere anche una conseguenza più grave, e siccome non si può pretendere, che il racconto sia identico parola per parola, può succedere che la vittima ritratti perché non vuole rivivere il ricordo oppure che sia messo agli atti, che non ha voluto ripetere quanto denunciato in precedenza, con tutte le conseguenze del caso. E succede più spesso di quanto si creda».

Qual è il ruolo degli avvocati nel sostenere le vittime di violenza, e quali sono i principali ostacoli che incontrate nell’offrire supporto legale?

«Molte donne che subiscono violenza non hanno la forza economica per affrontare i costi di un’assistenza legale. È vero che esiste il gratuito patrocinio a spese dello Stato ma le tempistiche dei rimborsi sono molto lenti».

Che tipo di supporto è più necessario da parte delle istituzioni locali e nazionali per rafforzare la prevenzione della violenza di genere?

«Aiutare le associazioni a fare corsi di formazione per tutti gli operatori della rete, e informazione nelle scuole».

Oltre a prendere parte a eventi come la “Camminata in Rosso”, cosa può fare la comunità, per partecipare più attivamente con un contributo concreto contro la violenza?
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intervista senza veli sulla lingua con Ebla Ahmed e Patrizia Scotto di Santol

«La comunità può fare molto. Se qualcuno è a conoscenza che tra le mura domestiche di una casa c’è una situazione di pericolo può andare in Questura e mantenendo l’anonimato, denunciare. La Questura infatti può attivarsi e monitorare la situazione evitando che possa accadere l’ennesima tragedia».

Per contattare Senza Veli Sulla Lingua:

www.senzavelisullalingua.com

-Gli abiti da sposa realizzati dalle lavoratrici della sartoria sociale di Freedom Power verranno esposti dal 22 al 30 Novembre 2024 nei Comuni di: Seregno (MB), ingresso Palazzo Landriani, piano terra in Piazza Martiri della Libertà n.1 · Varedo (MB), piano terra Comune di Varedo in via Vittorio Emanuele II, n.1 · Limbiate (MB), piano terra Comune di Limbiate in via Monte Bianco n.2. Lissone (MB) presso il Centro Commerciale di Esselunga di Lissone, in via Ermete Novelli n.20 · Prato, nella sede della Pubblica Assistenza l’Avvenire, in via San Jacopo n.34 e altri comuni saranno coinvolti nell’iniziativa.

www.freedompower.it

A cura di Nadia Raimondi
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