Un gesto che dice tutto
Un lungo abbraccio al centro del campo. Le braccia strette, piene di fatica e gratitudine, raccontano più di mille parole. Poi lo sguardo si alza verso la tribuna: lì c’è Tathiana Garbin, il cuore e la mente di questa squadra. Piange. Ha lottato con la malattia con la stessa tenacia con cui ha creduto in Jasmine Paolini, luce viva del nostro presente, e nell’infinita esperienza di Sara Errani.
Questa vittoria, su quel rosso che odora di gloria e sudore, non è solo un trofeo. È un simbolo: di riscatto, di fiducia, di rinascita. E mentre tutto si colora d’azzurro, l’attenzione scivola verso Jannik Sinner, atteso in una finale che profuma di leggenda, contro Carlos Alcaraz, padrone di casa sulla terra battuta.
Una sinfonia azzurra che continua
Dopo il successo nel doppio misto firmato Sara Errani e Andrea Vavassori, il tricolore si alza ancora. È il momento del doppio femminile: Errani e Paolini piegano in tre set (6-4, 2-6, 6-1) Anna Danilina e Aleksandra Krunic. L’Italia torna sul tetto del Roland Garros. Il tricolore svetta sopra il Bois de Boulogne: il mondo del tennis parla italiano, con voce limpida e forte.
Testa, cuore e gambe: la forza di chi non molla
I primi due set sono una battaglia. Le avversarie – la kazaka Danilina e la serba Krunic – provano a dettare il ritmo, ma trovano un muro. Ogni colpo delle italiane è una risposta: lift, smorzate, difese impossibili. Le azzurre non sbagliano quasi nulla. Poi, all’inizio del terzo set, il momento che cambia tutto: un break sulla battuta di Krunic e l’inerzia gira. Da lì in poi, è solo Italia. Sara e Jasmine dominano, con passo leggero e occhi da guerriere.

Un percorso fatto di fatica, visione e anima
Questa è la seconda finale consecutiva al Roland Garros per Paolini ed Errani. Erano favorite, sì, ma non si sono adagiate. Davanti a loro, una coppia nata da appena due tornei nel 2022, ma arrivata fino in fondo. Le italiane, invece, sono un’orchestra rodata: sei Slam giocati insieme, sette titoli WTA, un oro olimpico conquistato proprio qui, a Parigi, un anno fa. E poi la recente vittoria a Roma, davanti al pubblico di casa. Un crescendo perfetto, coronato dalla consacrazione di Jasmine come regina del Foro Italico.
L’arte antica di Sara e il fuoco nuovo di Jasmine
Sara Errani è storia viva del tennis italiano. I suoi servizi dal basso, la sua mente lucida, la capacità di leggere il gioco come pochi: in lei c’è ancora tutto, nonostante i 38 anni. Ha annunciato l’addio al singolare, proprio a Parigi, ma non al doppio. E come potrebbe? È ancora regina della terra battuta.
Jasmine Paolini, invece, è il presente che si fa futuro. Cuore, coraggio, intelligenza. Alla fine della partita ha detto solo: “Sara, sei una leggenda”. Le ha strappato lacrime. Ma dentro quelle parole c’è anche una domanda non detta: quanto si può correre in due direzioni? Il doppio è scuola, sì, ma consuma. Lo dimostra l’uscita nei quarti del singolare contro Elina Svitolina: un campanello da ascoltare.
Un bivio, un’opportunità, una scalata
Ora è il momento. Il tennis femminile ha un nuovo triangolo d’élite: Coco Gauff, celebrata persino dagli Obama, Aryna Sabalenka, e la regina assoluta, Iga Swiatek. E poi c’è Jasmine, numero 4 del mondo, a un passo dal trono. Ma servono scelte chiare, decisioni forti. La porta è aperta. Ma non lo sarà per sempre.
Intanto, oggi, si festeggia. Il rosso di Parigi sa di vittoria, e il vento porta con sé una promessa: l’Italia del tennis è solo all’inizio del suo capolavoro.
A cura di Veronica Aceti
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