Simone e l’inizio di un cammino di educazione e rotture
Nel cuore di Parigi, nel 1908, nasce Simone de Beauvoir, figlia di una famiglia borghese. Fin da piccola, i suoi genitori scelgono per lei un percorso educativo religioso: la iscrivono prima a una scuola cattolica, poi a un collegio gestito da suore. Per un certo periodo, Simone de Beauvoir contempla l’idea di diventare suora, ma la sua mente in fermento non si accontenta di dogmi. A soli 14 anni, mette in discussione ogni certezza, rifiuta la fede e sceglie di diventare atea. Da quel momento, si dedica completamente allo studio della matematica, della letteratura e soprattutto della filosofia, alimentando una sete di conoscenza che non l’abbandonerà mai.
L’incontro con Sartre e la filosofia dell’amore libero
Nel 1926, Simone de Beauvoir si iscrive alla prestigiosa facoltà di filosofia della Sorbona. Durante gli anni universitari conosce Jean-Paul Sartre, giovane brillante e provocatorio, con cui intreccia una relazione sentimentale e intellettuale destinata a lasciare il segno. Quando Jean-Paul Sartre le propone il matrimonio, Simone de Beauvoir rifiuta con decisione. Gli propone invece un patto audace: rimanere compagni per la vita, ma senza mai convivere né rinunciare ad altri legami. “Una donna non è proprietà di nessuno,” sembra dire con il suo rifiuto. La loro unione, costruita sulla libertà e sulla verità, prosegue fino al 1980, anno della morte di Jean-Paul Sartre.
Dal liceo alla scrittura: una voce che rompe i silenzi
Dopo la laurea, Simone de Beauvoir insegna letteratura e filosofia, lasciando il segno in ogni aula. Ma la Seconda Guerra Mondiale cambia le sue priorità. Decide di abbandonare l’insegnamento per dedicarsi completamente alla scrittura. Nel 1943 pubblica il suo primo romanzo, L’invitata, in cui esplora le tensioni e i dilemmi dell’animo umano attraverso la lente dell’esistenzialismo. La scrittura diventa per lei uno strumento per sviscerare la realtà, analizzare il ruolo delle donne, riflettere sull’identità.
Les Temps Modernes, parole come armi di cambiamento
Insieme a Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir fonda la rivista Les Temps Modernes, uno spazio politico e filosofico che raccoglie idee, visioni, scontri e speranze. Proprio su quelle pagine compaiono per la prima volta gli estratti del suo saggio più celebre: Il secondo sesso, pubblicato nel 1949. L’opera, divisa in due volumi, scuote le coscienze e infastidisce i benpensanti. Alcuni la accusano di oscenità, il Vaticano la inserisce nell’indice dei libri proibiti. Ma nulla riesce a fermare la sua eco.
Nel primo volume, Simone de Beauvoir analizza la condizione storica della donna, ponendo una domanda cruciale: “Perché la donna viene sempre percepita come ‘l’altro’?“ Nel secondo, riflette su come le donne interiorizzino questa esclusione. Con parole taglienti e lucidissime, dichiara: “Donna non si nasce, lo si diventa.” Un grido che attraversa i decenni e alimenta il pensiero femminista in tutto il mondo.
Attivismo e ideali: il coraggio di stare dalla parte giusta

Simone de Beauvoir PH WP
Nel corso degli anni, Simone de Beauvoir non smette mai di battersi per la giustizia. Negli anni Cinquanta sostiene l’indipendenza dell’Algeria e dell’Ungheria, negli anni Sessanta appoggia le proteste studentesche e si oppone con forza alla guerra in Vietnam. Negli anni Settanta si schiera in prima linea per il diritto all’aborto e per l’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne. La sua voce non cerca compromessi: “La libertà della donna è la libertà di tutti.”
Un’eredità che abita il presente
Simone de Beauvoir si spegne a Parigi nel 1986, all’età di 78 anni. Viene sepolta accanto a Jean-Paul Sartre, nel cimitero di Montparnasse, a suggellare un legame che ha superato ogni convenzione. Il suo pensiero continua a vibrare tra le pagine dei suoi libri e nelle lotte di ogni donna che rifiuta di essere definita da qualcun altro.
Le sue parole, ancora oggi, insegnano che l’uguaglianza si costruisce nei gesti, nella cultura, nelle scelte quotidiane.
E che ogni donna ha il diritto di essere, prima di tutto, sé stessa.
«Il giorno in cui una donna potrà non amare con la sua debolezza ma con la sua forza, non scappare da se stessa ma incontrarsi, non umiliarsi ma affermarsi, quel giorno l’amore sarà per lei, come per l’uomo, fonte di vita e non un pericolo mortale.»
A cura di Veronica Aceti
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