“Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Nemmeno a me.”
Will Smith, nel film La ricerca della felicità, lo dice al figlio. Ma oggi voglio pensare che quella frase sia sussurrata da una madre a sua figlia. O da una donna a sé stessa, davanti allo specchio, prima di un colloquio. Perché oggi è il Primo Maggio, e non possiamo parlare di lavoro senza parlare di donne.
Non possiamo parlare di sacrifici, sogni, notti insonni, senza parlare delle mani di una donna che lavora, accudisce, spera. Che cresce figli da sola, che studia dopo il turno, che lotta per essere riconosciuta non “nonostante sia donna”, ma proprio perché è donna.
Il lavoro come atto di resistenza femminile
In La ricerca della felicità, Chris Gardner affronta la tempesta con un figlio piccolo e un cuore gonfio di sogni. E noi lo ammiriamo. Ma quanti film raccontano le Chris Gardner donne?
Quante storie mancano all’appello?

Donne al lavoro PH WP
Donne che lavorano in silenzio, che fanno i salti mortali tra maternità e scadenze, tra sensi di colpa e contratti a termine. Donne che lottano per farsi spazio in ambienti ancora dominati dagli uomini, dove la parità è spesso una chimera e il merito non basta.
Donne che si reinventano, che fanno impresa, che si rialzano dopo ogni porta chiusa. Donne che non mollano. Che si dicono “Voglio qualcosa. E vado a prendermelo. Punto.”
Un film per chi ha il coraggio di ricominciare
La ricerca della felicità non è solo il sogno americano. È il sogno umano, ma soprattutto femminile, perché sa di riscatto, di seconda possibilità, di coraggio. E cosa c’è di più femminile del coraggio? Quel coraggio che non fa rumore, ma cambia tutto.
Oggi, Primo Maggio, non festeggiamo solo il lavoro. Festeggiamo ogni donna che lavora due volte per avere metà di quanto merita. Ogni donna che si fa spazio in una stanza dove nessuno le ha aperto la porta. Ogni madre, ogni figlia, ogni sorella che tiene insieme la vita con la forza delle mani e del cuore.
La felicità non è un lusso: è un diritto
Il film ci lascia un messaggio potente: la felicità si cerca, si conquista, si difende. Ma il mondo deve fare la sua parte. E deve cominciare dando alle donne le stesse opportunità, lo stesso rispetto, la stessa paga, lo stesso tempo.
Perché finché una donna dovrà scegliere tra carriera e maternità, tra dignità e salario, non potremo parlare davvero di progresso.
E allora buon Primo Maggio a tutte le donne che non si arrendono. A quelle che spingono il mondo in avanti, una battaglia alla volta.
A chi sogna. A chi cade.
E a chi, ogni giorno, si rialza più forte di prima.
A cura di Veronica Aceti
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