Un talento che scoppia, una comicità irresistibile, un dolore che incanta: in La pazza gioia, Valeria è semplicemente travolgente.
Non si può spiegare Valeria Bruni Tedeschi. Bisogna guardarla. Bisogna ascoltarla mentre balbetta un pensiero sconnesso, mentre inventa parole troppo lunghe per dire ciò che non ha mai avuto il coraggio di chiedere. Bisogna ridere con lei, e poi piangere, e poi di nuovo ridere, perché è così che funziona la sua arte: è un’altalena sgangherata, su cui sali e poi non vuoi più scendere.
Io — lo confesso senza vergogna — sono pazzamente innamorata di lei. Della sua goffaggine piena di grazia. Dei suoi sorrisi sbilenchi, che sembrano domande. Della sua capacità quasi infantile di stare in scena con l’anima completamente scoperta. Ma soprattutto della sua comicità, che arriva leggera e poi ti stende, come uno schiaffo dato con un guanto di seta.
Beatrice, la pazza che ride per non morire
In La pazza gioia, Valeria è Beatrice Morandini Valdirana, una nobildonna caduta in disgrazia, affetta da logorrea e deliri di onnipotenza, rinchiusa in una comunità terapeutica per donne affette da disturbi mentali. Detta così sembra una tragedia. E invece no. È una commedia esplosiva, feroce, piena di scintille.
Valeria prende quel ruolo e lo fa suo in ogni centimetro del corpo: cammina con passo sbilenco, si lancia in monologhi teatrali, improvvisa con una brillantezza che lascia senza fiato. È talmente credibile, talmente libera, che ti viene da pensare: “Ma questa è pazza davvero”. E invece è solo una delle attrici più brave d’Europa, capace di fondere Shakespeare e fotoromanzo in un’unica battuta.
Beatrice è fastidiosa e irresistibile, fragile e sbruffona, tenera e insopportabile. Ma grazie a Valeria, ogni suo gesto diventa un piccolo atto d’amore per chi si sente fuori posto, fuori tempo, fuori tutto.
Il talento che si fa corpo, voce, disastro meraviglioso

Valeria Bruni Tedeschi PH WP
Ci sono attrici che si trasformano per un ruolo. Valeria no. Valeria ci si butta dentro, con i suoi tic, le sue esitazioni, la sua umanità contagiosa. Non ha paura di sporcarsi, di esagerare, di sembrare ridicola. E proprio lì, nell’eccesso, trova una verità che pochi sanno raggiungere.
La sua comicità è fisica, istintiva, geniale. Non si appoggia mai alla battuta scritta. Nasce da come si muove, da come guarda, da come inciampa in una parola e la trasforma in poesia tragicomica. È una Chaplin del nostro tempo, ma con la malinconia di Anna Magnani negli occhi.
Un talento che attraversa il cinema, sempre con passo disordinato e geniale
La pazza gioia è forse il suo ruolo più travolgente, ma Valeria Bruni Tedeschi ha costruito negli anni una filmografia che è un piccolo atlante dell’animo femminile, pieno di sfumature, crepe, e bagliori inaspettati.
In 5×2 di François Ozon, è una moglie che assiste alla lenta dissoluzione del proprio matrimonio: lì Valeria è spiazzante, dolorosa, silenziosamente feroce, e racconta l’intimità come un campo minato. In Il capitale umano di Paolo Virzì, è la moglie ricca e tormentata di un imprenditore: sguardi bassi, nervi tesi, una compostezza che cede poco a poco al disastro. E poi ancora in Forever Young, La seconda volta, Il tempo che resta — ogni ruolo è un frammento di verità, mai stereotipato, mai laccato.
Ma è soprattutto nei suoi film da regista che Valeria si mette davvero a nudo: in È più facile per un cammello… racconta una donna borghese bloccata tra senso di colpa e desiderio di fuga. In Un castello in Italia mescola lutto, famiglia e ironia con una delicatezza che fa male. In ogni fotogramma, lei è lì: goffa, intensa, disarmata, unica.
Valeria Bruni Tedeschi è una di quelle attrici che non si possono imitare. Perché non interpreta: vive.
Valeria, o del mestiere meraviglioso di non mentire
Guardarla recitare è come vedere qualcuno che balla senza sapere i passi, ma li inventa così bene che sembrano eterni. In La pazza gioia, insieme a Micaela Ramazzotti, crea una coppia femminile indimenticabile. Ma è Valeria quella che tiene in mano le redini della follia, e la guida con tenerezza, ironia e una profondissima consapevolezza del dolore umano.
Non è solo un film. È un inno alla libertà di essere sbagliati, e Valeria Bruni Tedeschi ne è la voce più luminosa e struggente.
Ecco perché ne sono pazzamente innamorata. Perché con lei il cinema smette di essere finzione, e diventa una carezza, una risata liberatoria, un urlo che ci salva.
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